Cronaca di un eccidio a Nardò, nel 1647
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Cronaca di un eccidio a Nardò, nel 1647
per non dimenticare la nostra storia a partire da oggi e fino al 20 agosto proporrò una cronaca delle tristi vicende che colpirono la città di Nardò, oberata dalle tasse e soggetta ai soprusi del famigerato Giangirolamo Acquaviva d'Aragone, duca di Nardò e conte di Conversano, tristemente noto come il Guercio di Puglia.
Pagine terribili, di una crudeltà spietata che non trovò eguali nella storia della città, che i suoi abitanti non conoscono, che nelle scuole non viene insegnata, che vengono rimosse dalla memoria collettiva.
Un tributo doveroso ai Martiri di Nardò, a 362 anni dalla loro tragica fine.
Chiunque abbia ulteriori notizie su fatti accaduti a Nardò e nei vari comuni di Terra d'Otranto nei medesimi giorni potrà integrare aggiungendo il testo. Se lo si vuole aggiungere in calce al testo già scritto, quindi nello stesso post, posso inserirlo io, citando ovviamente chi ha fornito la notizia.
L'argomento era già stato accennato in questo stesso forum:
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Pagine terribili, di una crudeltà spietata che non trovò eguali nella storia della città, che i suoi abitanti non conoscono, che nelle scuole non viene insegnata, che vengono rimosse dalla memoria collettiva.
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Ultima modifica di Marcello il Mer Ago 12, 2009 2:18 pm - modificato 2 volte.
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giugno 1647. I moti a Nardò e in Terra d'Otranto
Giugno 1647
Nel giugno 1647 a Brindisi si erano fatti sentire i primi fermenti del disagio della popolazione e il 16 luglio scoppiò a Napoli la celebre sommossa di Masaniello, da dove la rivolta divampò in tutto il Regno...
Anche Nardò fu in prima fila contro il re, il vicerè e soprattutto contro il duca Giangirolamo Acquaviva d’Aragona, detto il Guercio: e venne la resa dei conti.
Se la rivolta di Napoli fu soprattutto sociale, del popolo contro le tasse, quella di Nardò fu politica e sociale: volontà di redimersi dalla tirannia feudale, difesa per l' autonomia comunale, riscatto della libertà. L' odio accumulato per tanti anni ebbe il sopravvento.
La città si sollevò fiera, si armò, chiuse tutte le porte, tranne quella del mare (porta Vaccarella), da dove sarebbero dovuti giungere gli aiuti promessi dal filofrancese marchese di Acaya, nemico del Guercio.
Nel giugno 1647 a Brindisi si erano fatti sentire i primi fermenti del disagio della popolazione e il 16 luglio scoppiò a Napoli la celebre sommossa di Masaniello, da dove la rivolta divampò in tutto il Regno...
Anche Nardò fu in prima fila contro il re, il vicerè e soprattutto contro il duca Giangirolamo Acquaviva d’Aragona, detto il Guercio: e venne la resa dei conti.
Se la rivolta di Napoli fu soprattutto sociale, del popolo contro le tasse, quella di Nardò fu politica e sociale: volontà di redimersi dalla tirannia feudale, difesa per l' autonomia comunale, riscatto della libertà. L' odio accumulato per tanti anni ebbe il sopravvento.
La città si sollevò fiera, si armò, chiuse tutte le porte, tranne quella del mare (porta Vaccarella), da dove sarebbero dovuti giungere gli aiuti promessi dal filofrancese marchese di Acaya, nemico del Guercio.
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21 luglio 1647
Il 21 luglio 1647, nel pomeriggio, il popolo si rivoltò per la mancanza del pane contro il governatore Girolamo Regina. Voleva per sindaci Stefano Gaballone e Cesare di Paolo al posto di Giovan Bernardino Sabatino e Francescantonio Bonvino.
Quasi contemporaneamente si ribellò anche Lecce, la cui popolazione si lamentò per la ridotta pezzatura del pane, pur essendone aumentato il prezzo.
Furono assaliti i molini del capoluogo e le case dei gabellieri. Da qui i moti si estesero anche nelle vicine San Cesareo e Surbo...
Quasi contemporaneamente si ribellò anche Lecce, la cui popolazione si lamentò per la ridotta pezzatura del pane, pur essendone aumentato il prezzo.
Furono assaliti i molini del capoluogo e le case dei gabellieri. Da qui i moti si estesero anche nelle vicine San Cesareo e Surbo...
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22 luglio 1647
Il 22 luglio 1647 il popolo di Nardò dette lo stendardo reale al sindaco dei nobili perchè lo portasse nel castello e fosse issato su questo, accanto a quello civico.
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24 luglio 1647
Il 24 luglio fu fatto capopopolo un certo Paduano Olivieri detto Pagghiareddha, che incitò la popolazione ad armarsi per la rivolta.
Giovan Pietro Gaballone riuscì a fuggire, giurando di non dar tregua al duca e di combatterlo sino alla fine. Ricorse direttamente al re di Spagna Filippo IV, denunciando le azioni e chiedendo la restituzione di quanto il Guercio aveva tolto ingiustamente alla città.
Per molti anni andò vagando tra Napoli e la Spagna, ma alla fine ottenne quanto aveva desiderato.
Intanto da Conversano il duca organizzava l' attacco alla ribelle città di Nardò...
Giovan Pietro Gaballone riuscì a fuggire, giurando di non dar tregua al duca e di combatterlo sino alla fine. Ricorse direttamente al re di Spagna Filippo IV, denunciando le azioni e chiedendo la restituzione di quanto il Guercio aveva tolto ingiustamente alla città.
Per molti anni andò vagando tra Napoli e la Spagna, ma alla fine ottenne quanto aveva desiderato.
Intanto da Conversano il duca organizzava l' attacco alla ribelle città di Nardò...
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2 agosto 1647
Il 2 agosto 1647 il duca giunse inferocito e assetato di vendetta col duca di San Donato, il principe di Presicce, il marchese di Cavallino, il barone di Lizzanello e quello di Seclì.
Con un esercito di 4000 uomini incendiò e razziò i dintorni, torturò tutti i cittadini che trovò per strada. Nella stessa giornata fu ucciso a Lecce don Ottavio Sambiasi.
Pur con diversi danni, la popolazione resistette per due giorni e due notti.
Con un esercito di 4000 uomini incendiò e razziò i dintorni, torturò tutti i cittadini che trovò per strada. Nella stessa giornata fu ucciso a Lecce don Ottavio Sambiasi.
Pur con diversi danni, la popolazione resistette per due giorni e due notti.
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10-13 agosto 1647
10-13 agosto
Nei giorni seguenti il popolo tornò a sollevarsi e offrì al duca l'occasione per intervenire ferocemente, arrestare i capi e seminare ovunque strage e morte.
Nei giorni seguenti il popolo tornò a sollevarsi e offrì al duca l'occasione per intervenire ferocemente, arrestare i capi e seminare ovunque strage e morte.
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Re: Cronaca di un eccidio a Nardò, nel 1647
Riporto, per chi già non lo conoscesse, quanto dscritto dal neritino Francesco Castrignanò (Nardò 1857 - 1938) a proposito della strage, ordinata dal conte, dell'intero capitolo della cattedrale di Nardò:
[i]O coru, o scanni antichi gnuricati,
di do sieculi e cchiù! - Li sagirdoti,
santi cristiani, stianu quà ssittati,
urazziuni dicendu; li dioti
qua nnanzi eranu puru nginucchiati
e cchiù dha mmienzu ntra gindarmi moti,
stia lu Conte, cu l'uecchi spalangati
sobbra a femmine e masculi rriccoti.
Dhi canonaci tanta cumpassione
sintianu di lu populu ffamatu,
ca dissira allu a lu Conte: "no so bone
li tasse ci sta minti ... ghè piccatu"
sapiti cce rispose lu birbone?
"Lu capitulu tuttu mprigiunatu!"
Papa Giuanni Culucci e Binidittu
Tronu. Nucciu Filippu e Roccamora,
do' Gabilluni e do' Pumpuni ancora
a ncastieddhu, di notte, cittu cittu
fora purtati. Quale mai dilittu
abbianu fattu ccu li dissunora?
Disse lu Conte "fuggillatu mora
ci a lu re, contru me, ricorsi ha scrittu!"
E di espra sunata, inti di agostu,
dretu Rranfa (lu cielu nci chiangia)
fece dhi santi nunni fuggillare.
Mone, ci ncora, passu di dhu postu,
pinsandu a ddhi nnucenti e a queddha dia,
mi sentu ncapu li capiddhi azzare!.
[i]O coru, o scanni antichi gnuricati,
di do sieculi e cchiù! - Li sagirdoti,
santi cristiani, stianu quà ssittati,
urazziuni dicendu; li dioti
qua nnanzi eranu puru nginucchiati
e cchiù dha mmienzu ntra gindarmi moti,
stia lu Conte, cu l'uecchi spalangati
sobbra a femmine e masculi rriccoti.
Dhi canonaci tanta cumpassione
sintianu di lu populu ffamatu,
ca dissira allu a lu Conte: "no so bone
li tasse ci sta minti ... ghè piccatu"
sapiti cce rispose lu birbone?
"Lu capitulu tuttu mprigiunatu!"
Papa Giuanni Culucci e Binidittu
Tronu. Nucciu Filippu e Roccamora,
do' Gabilluni e do' Pumpuni ancora
a ncastieddhu, di notte, cittu cittu
fora purtati. Quale mai dilittu
abbianu fattu ccu li dissunora?
Disse lu Conte "fuggillatu mora
ci a lu re, contru me, ricorsi ha scrittu!"
E di espra sunata, inti di agostu,
dretu Rranfa (lu cielu nci chiangia)
fece dhi santi nunni fuggillare.
Mone, ci ncora, passu di dhu postu,
pinsandu a ddhi nnucenti e a queddha dia,
mi sentu ncapu li capiddhi azzare!.
tasmanian- Numero di messaggi : 149
Data d'iscrizione : 22.01.09
Età : 83
Località : Nardò
14 agosto 1647
Il 14 agosto da Conversano, ove si trovava il duca, giunse l' ordine di arrestare i neritini Paduano Olivieri, Giuseppe Spada, Giovan Domenico Scopetta e Giovan Francesco Calignano.
Subito dopo lo furono anche Pietro Spinelli, i baroni Pietro Antonio e Guglielmo Sambiasi ed altri.
Subito dopo lo furono anche Pietro Spinelli, i baroni Pietro Antonio e Guglielmo Sambiasi ed altri.
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16-17 agosto 1647
16-17 agosto
Qualche giorno dopo furono esposte sul Sedile le teste di Cesare di Paolo e Giuseppe Livieri, presi fuori dalla città.
Il Conte si ritirò e chiese la tregua che fu rifiutata.
Pensò allora di chiedere la mediazione del vescovo di Lecce Pappacoda.
Dopo una predica in Cattedrale il vescovo Pappacoda, stimato come un Santo in tutta la Provincia, riuscì a trovare un accordo tra le parti, garantendo che fossero tolte le gabelle.
I Neritini, ingenui, credettero di aver vinto, invece l' inganno era riuscito in pieno.
I Neritini in segno di pace sventolarono bandiera bianca. Si aprirono le porte e dai sindaci e deputati si portarono le chiavi della città in mano al conte su un bacile d' argento, coperte da un candido vessillo di seta.
Il Guercio si fece consegnare le armi che dovevano servire alla difesa del Regno minacciato dai Francesi e poi sguinzagliò i suoi soldati a provocare i Neritini per le strade e nelle botteghe, a insultare le donne nelle case, a rincarare le gabelle che doveva togliere.
Qualche giorno dopo furono esposte sul Sedile le teste di Cesare di Paolo e Giuseppe Livieri, presi fuori dalla città.
Il Conte si ritirò e chiese la tregua che fu rifiutata.
Pensò allora di chiedere la mediazione del vescovo di Lecce Pappacoda.
Dopo una predica in Cattedrale il vescovo Pappacoda, stimato come un Santo in tutta la Provincia, riuscì a trovare un accordo tra le parti, garantendo che fossero tolte le gabelle.
I Neritini, ingenui, credettero di aver vinto, invece l' inganno era riuscito in pieno.
I Neritini in segno di pace sventolarono bandiera bianca. Si aprirono le porte e dai sindaci e deputati si portarono le chiavi della città in mano al conte su un bacile d' argento, coperte da un candido vessillo di seta.
Il Guercio si fece consegnare le armi che dovevano servire alla difesa del Regno minacciato dai Francesi e poi sguinzagliò i suoi soldati a provocare i Neritini per le strade e nelle botteghe, a insultare le donne nelle case, a rincarare le gabelle che doveva togliere.
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18 agosto 1647
"...Addì 18 agosto, il Conte fece esaminare tutti coloro che tenevano in arresto, e confessarono che s'erano mossi per zelo e per reprimere l'audacia del viceduca; dopo l'esame furono portati nel detto casino delle Stanzie, dove furono ben guardati..."
(cfr. De Simone, in "appunti da servire per la storia di Nardò; appunto II", in vol.20 sez. Manoscritti Bibl. Prov. Lecce).
(cfr. De Simone, in "appunti da servire per la storia di Nardò; appunto II", in vol.20 sez. Manoscritti Bibl. Prov. Lecce).
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tavole da La storia di Nardò a fumetti, relative al 1647
vi propongo in esclusiva (mai comparso su Internet) alcune pagine della mia "Storia di Nardò a fumetti" pubblicata alcuni anni fa con Conte editore-Lecce. I disegni furono realizzati da Marcello Carrino.
Le pagine che vi propongo ripercorrono le vicende che sto rievocando sommariamente nella pagine di questo forum, a proposito del triste 1647 a Nardò
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Re: Cronaca di un eccidio a Nardò, nel 1647
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e per oggi basta!
Credetemi, è un'emozione anche per me che rivedo queste tavole. Mentre preparavo la sceneggiatura e nel seguire la sua realizzazione, giorno per giorno, mentre il disegnatore portava avanti il lavoro, gioivo come non mai. Ero certo che stavo lavorando per tanti ragazzi di Nardò, che dovevano conoscere la storia della propria città.
Difatti il libro fu adottato come testo nelle scuole medie (I Nucleo) e mi risulta anche una sua seconda ristampa. Nei prossimi giorni vi proporrò le tavole dell'eccidio. Credo le più belle...
e per oggi basta!
Credetemi, è un'emozione anche per me che rivedo queste tavole. Mentre preparavo la sceneggiatura e nel seguire la sua realizzazione, giorno per giorno, mentre il disegnatore portava avanti il lavoro, gioivo come non mai. Ero certo che stavo lavorando per tanti ragazzi di Nardò, che dovevano conoscere la storia della propria città.
Difatti il libro fu adottato come testo nelle scuole medie (I Nucleo) e mi risulta anche una sua seconda ristampa. Nei prossimi giorni vi proporrò le tavole dell'eccidio. Credo le più belle...
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Re: Cronaca di un eccidio a Nardò, nel 1647
Libro da Oscar... avvincente come un colossal. Grazie, Marcello, davvero emozionante! Alla faccia del Guercio!
Francesco Danieli- Moderatore
- Numero di messaggi : 117
Data d'iscrizione : 07.01.09
Età : 43
Località : galatone
Re: Cronaca di un eccidio a Nardò, nel 1647
Verissimo Marcello!!!!!
Concordo con don Francesco.
Insegnare la storia attraverso i fumetti è un metodo innovativo ed indispensabile per l'apprendimento dei ragazzi. E' tuttavia utile anche agli adulti pigri che odiano leggere i libri di storia!!!!!
Concordo con don Francesco.
Insegnare la storia attraverso i fumetti è un metodo innovativo ed indispensabile per l'apprendimento dei ragazzi. E' tuttavia utile anche agli adulti pigri che odiano leggere i libri di storia!!!!!
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19 agosto 1647
Il 19 agosto furono arrestati gli ecclesiastici abate Giovan Carlo Colucci di anni 54, abate Benedetto Trono di anni 70, arciprete Giovan Filippo de Nuccio di anni 42, abate Donato Antonio Roccamora di anni 53, don Francesco Maria Gaballone di anni 40, chierico Domenico Gaballone di anni 34, oltre ai chierici Giovanni e Stefano Gaballone.
I primi sei l' indomani andavano di fronte al plotone di esecuzione impassibili e straordinariamente calmi. Fino all' ultimo istante recitavano i Salmi e pregavano.
I primi sei l' indomani andavano di fronte al plotone di esecuzione impassibili e straordinariamente calmi. Fino all' ultimo istante recitavano i Salmi e pregavano.
Ospite- Ospite
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