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Santi Salentini

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Messaggio  Vincenzo D'Aurelio Mer Dic 02, 2009 1:09 pm

Ciao Amici,
Non so se possa essere questa la sezione del forum giusta e perciò se ho errato prego Gianfranco o Marcello di spostare l'argomento.
La discussione su Sant'Isidoro mi ha fatto nascere una curiosità. Quali sono i Santi, i Beati e le Venerabili e Servi di Dio salentini (ossia quelli nati nel Salento o che qui hanno svolto particolare attività pastorale) ? Io ne conosco solo due e pertanto vi invito ad inserire gli altri che non conosco. Grazie infiite!
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San Giuseppe da Copertino (*1603 +1663)
Sant'Egidio Maria da Taranto (*1729 +1812)
San Lorenzo da Brindisi (1559 +1619)
Santa Sofronia da Taranto (? +309)
Santi Alfio, Cirino e Filadelfio (III sec.)
San Francesco di Geronimo (*1642 +1716)
Sant'Oronzo, San Giusto e San Fortunato (V sec.)
San Danatte (IXsec.)
Santa Cesarea (XIV sec.)
San Bernardino Realino (*1530 +1616)
San Benedetta e Vitale (III sec.)
San Pompilio Maria Pirrotti (*1710 +1766)
San Leucio (II sec.)
San Cataldo di Rachau (VII sec.)
Sant'Irene (*39 +68)
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Fra' Silvestro Calia O.F.M. (*1581 +1621) Servo di Dio
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Ven. Luigia Mazzotta (*1900 +1922)
San Filippo Smaldone (*1848 +1923)
Beato Bartolo Longo (*1841 +1926)
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Ultima modifica di Vincenzo D'Aurelio il Ven Dic 18, 2009 2:47 pm - modificato 25 volte.
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Messaggio  Fernando Mer Dic 02, 2009 2:21 pm

Nel Salento leccese o in quello dell'antica Terra d'Otranto o dell'attuale claudicante Grande Salento?

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Messaggio  Vincenzo D'Aurelio Mer Dic 02, 2009 2:36 pm

Fernando ha scritto:Nel Salento leccese o in quello dell'antica Terra d'Otranto o dell'attuale claudicante Grande Salento?
cheers

Beh, diciamo tutto ciò che sta sotto quella linea immaginaria che parte dal punto più interno del golfo di Taranto sino a Fasano. Very Happy
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Messaggio  Ospite Mer Dic 02, 2009 2:47 pm

da Spicilegia Sallentina n°5

Con sant’Egidio da Taranto
in giro fra i conventi di Puglia

di Angelo Diofano

Seguendo il suo pellegrinare nei vari conventi, la vita del tarantino sant’Egidio Maria di San Giuseppe può essere letta anche come una sorta di viaggio nel Salento sul finire del XVIII secolo, prima di approdare a Napoli dove si meritò il titolo di Consolatore.
Primo di quattro fratelli, nacque a Taranto il 16 novembre 1729, in un’umile casetta del pendio La Riccia (tuttora visitabile) nel borgo antico. Suoi genitori furono Grazia Procaccio e Cataldo Pontillo, quest’ultimo un modesto artigiano addetto alla lavorazione delle funi adoperate nella pesca e nella mitilicoltura. Al battesimo ebbe il nome di Francesco, Antonio, Pasquale: quasi un presagio dell’Ordine Serafico che avrebbe abbracciato, nella rigida Riforma promossa da San Pietro d’Alcàntara .
Il ragazzo crebbe nel fervore a Gesù Sacramentato, con Comunione frequente e grande devozione alla Madonna, aggregandosi ben presto alla confraternita del SS. Rosario. Probabilmente non frequentò mai la scuola, perché presto fu mandato nella bottega di un funaio a imparare il mestiere. Ogni mattina presto partecipava alla santa Messa e prima di mettersi al lavoro si segnava devotamente. «Da che tengo con me Francesco, la mia bottega è diventata un oratorio», diceva il suo datore di lavoro. A diciotto anni, essendogli morto il padre, divenne l’unico sostegno della famiglia e per guadagnare di più si dedicò al mestiere più redditizio di felpaiolo, nella vicina Massafra. Ma l’ambiente non gli era affatto confacente. Le compagne di lavoro lo prendevano in giro per la sua fede e i costumi morigerati. Così preferì tornare nella città natale, per la gioia del precedente datore di lavoro, che gli era molto affezionato.
In seguito la madre convolò a seconde nozze e il patrigno, conquistato dalle virtù del ragazzo, lo liberò dall’obbligo del sostentamento della famiglia offrendogli la possibilità di farsi religioso. Ma dove? Una notte gli vennero in sogno due frati che lo invitarono con loro. Avrebbe scoperto in seguito che si trattava di san Pietro d’Alcàntara e san Pasquale Baylon, punti di riferimento per i francescani alcantarini, da poco presenti in città. Il 27 febbraio 1754 a ventiquattro anni, nella chiesa di San Pasquale, al Borgo, fu accolto in quest’ordine come fratello laico.
Francesco Pontillo fece il suo noviziato a Galatone, nel convento costruito accanto all’antica chiesetta di Santa Maria della Grazia. La storia di questi luogo di culto ebbe inizio alla fine del Cinquecento in seguito a un evento prodigioso, per cui un’antica immagine della Vergine perse sangue dall’occhio destro dopo essere stata colpita da una pietra scagliata da un disgraziato. Il vescovo di Nardò, Fabio Fornari, avendo riscontrato la grande devozione dei fedeli verso quell’icona miracolosa, volle fondare una chiesa dove accoglierla. Ultimato nel 1597, realizzato in stile tardo romanico e a una sola navata, il tempio risultò bello e nel contempo semplice. Sull’altare maggiore, addossato al muro dell’abside, fu posta la miracolosa icona. Con l’olio della lampada che vi ardeva innanzi sarebbe stato guarito da una grave malattia il piccolo Giuseppe Desa, più tardi conosciuto come san Giuseppe da Copertino. Molto dopo l’erezione della chiesa fu edificato anche il convento dei minori alcantarini (1675-1678). Nel convento di Galatone, oltre a sant’Egidio, soggiornarono san Giovanni Giuseppe della Croce, il venerabile fra Giuseppe Ghezzi (la sua celletta era di fronte a quella abitata dal tarantino, che prese a modello) e molti altri servi di Dio. Mutato il nome in frate Egidio della Madre di Dio, il tarantino si trovò a suo agio in questo ambiente di formazione e perfezione religiosa, estasiato da tanta povertà, da tanto fervore e da tanta intima pace. Ben presto il suo comportamento suscitò l’ammirazione e l’affetto di superiori e confratelli.
Alla fine dell’anno di prova, il 28 febbraio 1755 fece la sua professione solenne emettendo i voti di povertà, obbedienza e castità. Assunto il nome di fra Egidio Maria di San Giuseppe, fu destinato a Squinzano. Nel locale convento di Santa Maria delle Grazie i superiori non tennero in considerazione di fra Egidio la sua esperienza artigiana di funaio e felpaiolo, che poteva risultare preziosa in quella comunità, e gli affidarono l’incarico di cuoco. Nessuno osò lamentarsene, essendo egli in grado di contemperare le esigenze della religiosità austera con quelle dei più delicati di stomaco. Esponendosi a un continuo esercizio di pazienza, si mostrava sempre disponibile verso le necessità dei più difficoltosi, anche in orari inconsueti. Un giorno il confratello aiutante gli disse: «Fra Egidio, avete visto quei tali? Voi li abituate male, i frati. Sono sempre quelli. Ieri c’era pasta e vollero verdura e oggi che c’è verdura vogliono la pasta. Date a ogni costo cibo comune e non moriranno!». Egidio rispose: «Chetatevi, fratello mio. I superiori lo sanno. E poi, avete dimenticato cosa disse, a proposito, il nostro Servo di Dio padre Giovan Giuseppe? Ricordatelo: “Per troppa grazia non si va all’inferno”». Poi raccontò come questi, in una visita da provinciale, rispose così a un padre guardiano che volle motivare il pessimo vitto con lo zelo per le austerità. «Questo, fratel mio, è officio di molta carità. Sii molto sollecito, prudente e polito, immaginandoti nell’animo tuo che tutto quello che cuoci è per la mensa degli apostoli e dei discepoli di Cristo». Fra Egidio applicò alla lettera questo insegnamento. Parimenti si comportò con i poveri nei quali, sin dalla fanciullezza, era abituato a vedere Gesù. Nelle sue mani gli avanzi della zuppa calda diventavano vivande prelibate. Aiutava il portinaio a preparare la minestra che con amorevoli accorgimenti rendeva sostanziosa e profumata. Quante le benedizioni degli squinzanesi al convento! E dire che un tempo questi ultimi vi guardavano con paura perché, in stato di abbandono, divenne rifugio di malfattori e assassini. Invece ora i francescani avevano riconsacrato il luogo alla preghiera e alla carità. Il frate rinverdiva così i prodigi dell’inesauribile assistenza, operati a Squinzano durante la carestia del 1672 da padre Bartolomeo di San Giovanni. Dall’aurora al tramonto, tra la recita delle lodi, della compieta e il coro di mezzanotte, il servizio in cucina e la santa Messa, ce n’era da cascare per la stanchezza. Eppure l’entusiasmo non gli venne mai meno. Il soggiorno di fra Egidio a Squinzano durò quattro anni. Nel maggio del 1759 fu destinato nel convento di San Pasquale a Chiaia a Napoli, dove rimase fino alla sua morte, nel 1812.
Durante il viaggio a Napoli fra Egidio sostò brevemente nel santuario di Capurso, in provincia di Bari, dove ebbe finalmente la gioia di pregare ai piedi della Madonna del Pozzo, cui era molto devoto. Erano maggio, il mese dell’arrivo di tantissimi pellegrini al celebre luogo di culto. E fra Egidio era tra questi, unito alla Vergine in un fervoroso dialogo di amore, dei cui contenuti furono testimoni solo gli angeli. L’inizio della storia della Madonna del Pozzo risale al 1795 quando al sacerdote Domenico Tanzella, in fin di vita per un male incurabile, una notte apparve in sogno la Madonna che gli promise che sarebbe guarito se avesse bevuto l’acqua dell’antico pozzo di Santa Maria, mantenendo poi l’impegno di far costruire una chiesa con un convento francescano. L’uomo obbedì e guarì all’istante. In seguito don Domenico si recò con il fratello e con altri due amici a visitare il pozzo, distante circa mezzo miglio dall’abitato. Calandosi all’interno vide sull'intonaco una bella immagine mariana, in stile bizantino che improvvisamente si staccò dal muro posandosi nelle braccia del sacerdote. La Vergine appariva ritratta a mezzo busto; un manto rosso, scendendo dal capo sulle spalle, a coprirle per metà il braccio destro; un delicato pizzo bianco incornicia il volto e separa elegantemente il colore rosso del manto da quello delicato della carnagione della Vergine e dal colore paonazzo della tunica. Sul braccio sinistro è posto Gesù Bambino, vestito di bianco, con un manto azzurro chiaro sulla spalla; la mano sinistra regge lo scettro mentre la destra benedice, con le prime tre dita aperte. In breve tempo una cappella venne edificata attorno al pozzo. Si pensa che quest’ultimo risalga all’epoca dei basiliani, i quali lasciarono nella zona diversi segni della loro presenza. Terminata la costruzione, il 9 febbraio del 1706 la cappella venne benedetta ed aperta al culto. La fama del miracolo della guarigione del Tanzella e del rinvenimento dell’immagine, nonché di altri miracoli della Madonna del Pozzo, si diffuse rapidamente in terra di Bari ed oltre. Soprattutto nei festeggiamenti di fine agosto moltissimi continuano ad accorrere pieni di fede al Santuario, che fu successivamente costruito, ed ottengono numerose grazie.
Giunto al convento di San Pasquale a Chiaia, fra Egidio inizialmente ebbe l’incarico di cuoco, poi quello di addetto al lanificio conventuale e infine quello di portinaio. Quest’ultimo, secondo le regole degli alcantarini, era affidato al migliore dei fratelli laici, perché dal suo comportamento, spesso ne derivava la stima ed il buon nome del convento. Ne furono ben presto note l’accoglienza, la pazienza e la carità verso i poveri, che numerosi accorrevano giornalmente dai frati. Egidio era una lucerna da non tenere nascosta e poteva in altro modo essere più utile alla gloria di Dio. Perciò gli fu affidato l’incarico di questuante, che mantenne fino alla morte. E da quel giorno lo si trovò sempre in giro per la questua per le strade di Napoli, ma la sua era più una visita di carità e di buon esempio che un raccogliere elemosine. Tutti prendevano da lui parte alla sua intima pace. Al far della sera il frate tornava al convento col cuore pieno di pianti e pene. Di notte, dopo le preghiere del coro, riversava tutto ciò ai piedi della Madonna; implorando la salute per gli ammalati, la provvidenza per le famiglie povere, la pace per gli afflitti, il pentimento per gli oppressori del popolo. La sua presenza era molto richiesta al capezzale degli ammalati e dei moribondi. Tutti, popolani o nobili, volevano avvicinarlo per chiedere consigli nelle avversità della vita e implorarne l’intercessione presso il Signore. Divenne famoso per numerosi prodigi che operava, spesso con la reliquia di san Pasquale. Profezie, predizioni, guarigioni lo resero popolarissimo al punto che durante l’occupazione francese, le autorità lo temevano, vista la gran folla che lo seguiva o si radunava al suo passaggio. Ma non volle mai approfittarne. Un giorno, a causa della crescente sordità, fra Egidio non udì i richiami di un sottufficiale francese che lo invitava ad allontanarsi dall’assembramento che aveva provocato. Perciò lo picchiò con il lato piatto della sciabola. La folla s’inferocì al punto che avrebbe voluto linciare il militare, reo di tale sacrilegio. Il frate però calmò il furore generale, dicendo che in fin dei conti il sottufficiale gli stava spolverando il mantello.
Da raccontare è il miracolo di Catarinella, una vitellina di proprietà del convento (identificata da una targhetta di metallo recante il suo nome) che girava indisturbata per le vie di Napoli; tutti la conoscevano e per rispetto ai frati nessuno avrebbe osato toccarla. Al tramonto l’animale si ritirava da solo in convento. Una sera ciò non avvenne. Ne fu data notizia ad Egidio, il quale la mattina dopo andò dritto da un macellaio della popolare zona della Pignasecca e in tono deciso gli disse: «Prendi la chiave e la lanterna e seguimi nella grotta, Catarinella dove l’hai messa?». La grotta era il frigorifero dell’epoca, dove veniva conservata la carne macellata. Preso da gran tremore, il furfante non osò disobbedire. La vitella era lì, ovviamente sezionata e scuoiata. Fra Egidio fece distendere la pelle con dentro tutti i pezzi, situati al loro posto naturale. Tracciando un segno di croce, a voce alta disse: «In nome di Dio e di san Pasquale, alzati Catarinella e torna al convento». Seguì un grande muggito, uno scuotimento di tutte le membra. La vitella balzò su viva e vegeta come prima e fu accompagnata in processione al convento. Già sofferente per una grave forma di sciatica, fra Egidio venne colpito da un’asma soffocante e poi da una idropisia di petto, sopportati con lucidità, rassegnazione e fiducia in Dio. Raccomandandosi alla Madonna, morì il 7 febbraio 1812 fra il cordoglio dell’intera città. Il suo corpo venne sepolto nella chiesa conventuale di San Pasquale a Chiaia.
Il 24 febbraio 1868 Pio IX lo dichiarò venerabile e Leone XIII il 5 febbraio 1888 lo proclamò beato. Giovanni Paolo II il 2 giugno 1996 ascrisse il suo nome all’albo dei santi.
Assieme a San Cataldo e all’Immacolata, è compatrono di Taranto; a lui è intitolata una chiesa nel moderno quartiere di Tramontone-Talsano. Sant’Egidio viene considerato protettore dei bambini, dei giovani in cerca di lavoro e delle famiglie provate dalla sofferenza e dalla malattia.

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Messaggio  Vincenzo D'Aurelio Mer Dic 02, 2009 2:58 pm

Marcello ha scritto:da Spicilegia Sallentina n°5

Con sant’Egidio da Taranto
in giro fra i conventi di Puglia

... si si ricordo anche l'immagine postata su questo forum. Grazie Marcello! Very Happy

Ho pensato di aggiornare volta per volta l'elenco del primo post in modo da creare una lista che poi suddivideremo per provincia. Ok?
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Messaggio  Giovannimaria Ammassari Mer Dic 02, 2009 4:41 pm

Carissimo Vincenzo,
credo sia una buona idea,naturalmente.
Non so cosa intende Marcello per Salento Leccese, il Salento è uno e trino ehm……..mi scuso per l’eresia. Attuali Provincie di Brindisi, Lecce Taranto, con Capitale Lecce.
Il Salento ha i suoi antichi confini che credo corrispondano a ciò che ha scritto Marcello ovvero all’antica Provincia di Terra d’Otranto con Capitale Lecce.
Il Salento è Uno e trino ma è unico, come la Penisola Salentina è Una ed unica
Fasano ad esempio era Terra di Bari
Cisternino idem .

Ho pensato a questi Santi e Beati :

San Lorenzo da Brindisi (Brindisi (BR) - 22 luglio 1559 - Lisbona, 22 luglio 1619)

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Venearabile “Beata Luigia Mazzotta”: (Lecce, 9 luglio 1900 – 21 maggio 1922)

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Venerabile Fra Giuseppe Michele Grezzi (Lecce ,19 agosto 1872 - 9 febbraio 1955)
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Sant’Egidio Maria di San Giuseppe (Taranto, 16 novembre 1729 - Napoli, 7 febbraio 1812)
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Beati Martiri di Otranto ( morti ammazzati il 14 agosto 1480)
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Mi sono accorto di essermi ripetuto, ora vedete un po’ voi…….credo che il riferimento al link :
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Continuiamo la ricerca…….
Saluti
Giovannimaria

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Messaggio  Vincenzo D'Aurelio Mer Dic 02, 2009 6:55 pm

Grazie GiovanMaria,
continuiamo ancora... cheers
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Messaggio  eracleion Gio Dic 03, 2009 12:35 am

ci sono i tre martiri di vaste ,i santi alfio cirino e filadelfio. di ugento e' una santa eulalia.credo che don quintino sicuro di melissano (ex sott'ufficiale della guardia di finanza) sia diventato beato.stefano ci venga in aiuto,lui dovrebbe saperlo.i tre fratelli di vaste ,figli di benedetta vitale,morirono a lentini dopo lunghe sofferenze.ad alfio gli fu' strappata la lingua e poi mori' dissanguato,filadelfio fu' arrostito su una graticola,e cirino si butto da solo nella pece bollente.
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Messaggio  Giovannimaria Ammassari Gio Dic 03, 2009 8:18 am

Vincenzo D'Aurelio ha scritto:Grazie GiovanMaria,
continuiamo ancora... cheers

Allora Vincenzo,
desidero precisare quanto segue.
Qui si scrive dei Santi e dei santi Salentini.
Ora è bene precisare che prima della canonizzazione a Santo, vi sono innumerevoli passaggi ovvero si è
1) Servi di Dio
2)Venerabili
3) Beati
4) SANTI.

Allora facendo il punto dell'elenco:
Frà Giuseppe Michele Ghezzi è VENERABILE chiamato dai fedeli del Popolo di Dio Frà Giuseppe.
Luigia Mazzotta chiamata dai fedeli del Popolo di Dio quando era ancora in vita "Beata Luigia" è VENERABILE e non ancora Beata.
A tal proposito:
Qual è l'ordine per accedere agli onori degli altari ossia come si diventa servi di Dio, venerabili, santi e beati ?
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Cerchiamo di compilare un elenco quanto più dettagliato e preciso, poi si vedrà............
Saluti
Giovannimaria

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Messaggio  Vincenzo D'Aurelio Gio Dic 03, 2009 8:32 am

Dobbiamo solo elencare i Santi e i Beati. sunny
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Messaggio  Carolus Gio Dic 03, 2009 4:37 pm

Ciao a tutti!
Voglio partecipare anche io alla sacra elencazione con, probabilmente, il più antico santo salentino: sant'Oronzo.

Cito da Wikipedia: "Oronzo, venerato come santo dalla Chiesa cattolica, era un abitante pagano di Rudiae, antica località nei pressi dell'odierna Lecce. Secondo la leggenda, nacque nella città salentina ventidue anni dopo la nascita di Cristo."

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Messaggio  Riccardo Viganò Gio Dic 03, 2009 4:49 pm

Da non dimenticare San Dana!!
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Messaggio  Giovannimaria Ammassari Gio Dic 03, 2009 4:58 pm

Vincenzo D'Aurelio ha scritto:Dobbiamo solo elencare i Santi e i Beati. sunny

OK!!!!!!!!!!!

Mi è venuto in mente San Francesco di Geronimo (Grottaglie (Taranto), 17 dicembre 1642 - Napoli, 11 maggio 1716 )sacerdote della Compagnia di Gesù Gesuita

Vedi :

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Saluti
Giovannimaria

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Messaggio  Vincenzo D'Aurelio Gio Dic 03, 2009 5:16 pm

Vorrei rispondere con un post a GiovanMaria, Riccardo e Carolus:

x GiovanMaria: ... e vaiiii! Aggiungiamo all'elenco San Francesco. lol!
x Riccardo: pur "operando" in Santa Maria di Leuca era di origine albanese. Dai ritenta! cheers
x Carolus: Sant'Oronzo affonda l'origine nel mistero più profondo. Sappiamo che fu a Lecce ma è dubbia la sua nascita e persino la sua esistenza. No ho controllato, ma mi sembra non esista sul martirologio romano. Che pensi? sunny

GRAZIEEE!


Ultima modifica di Vincenzo D'Aurelio il Gio Dic 03, 2009 5:22 pm - modificato 1 volta.
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Messaggio  Vincenzo D'Aurelio Gio Dic 03, 2009 5:18 pm

eracleion ha scritto:ci sono i tre martiri di vaste ,i santi alfio cirino e filadelfio. di ugento e' una santa eulalia.credo che don quintino sicuro di melissano (ex sott'ufficiale della guardia di finanza) sia diventato beato.stefano ci venga in aiuto,lui dovrebbe saperlo.i tre fratelli di vaste ,figli di benedetta vitale,morirono a lentini dopo lunghe sofferenze.ad alfio gli fu' strappata la lingua e poi mori' dissanguato,filadelfio fu' arrostito su una graticola,e cirino si butto da solo nella pece bollente.

Ottimo Eraclion! ... Cosa ne pensi di Santa Cesarea?
Per quanto riguarda don Quintino Sicuro, che Dio l'abbia in gloria, è ancora Servo di DIO.
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Messaggio  Carolus Gio Dic 03, 2009 6:07 pm

Vincenzo D'Aurelio ha scritto:Vorrei rispondere con un post a GiovanMaria, Riccardo e Carolus:

x GiovanMaria: ... e vaiiii! Aggiungiamo all'elenco San Francesco. lol!
x Riccardo: pur "operando" in Santa Maria di Leuca era di origine albanese. Dai ritenta! cheers
x Carolus: Sant'Oronzo affonda l'origine nel mistero più profondo. Sappiamo che fu a Lecce ma è dubbia la sua nascita e persino la sua esistenza. No ho controllato, ma mi sembra non esista sul martirologio romano. Che pensi? sunny

GRAZIEEE!

In effetti, questo è un forum di storia e cioè di fatti documentabili del passato.
Ahimè, la prova provata dell'esistenzza e della santità di Sant'Oronzo non la posso produrre! Evil or Very Mad
Che il 26 agosto di ogni anno tutta la chiesa di Lecce festeggi un abbaglio pagano? affraid
In ogni caso, non mi importa e dico: VIVA SANT'ORONZO!!!
Chiedo scusa se mi sono permesso di scherzare con i santi ...! Ma sappiamo che la fede non ha bisogno della storia!

Hai ragione comunque sul mistero che circonda la figura di Sant'Oronzo. Secondo alcune fonti, pare addirittura che fosse non salentino ma nordafricano e per di più martirizzato a Potenza!!! scratch
Su questo sito, [Devi essere iscritto e connesso per vedere questo link] , ho letto:

"Il sant'Oronzo venerato nel Salento è da identificarsi col martire Arontius di Potenza, ricordato dall'antico martirologio Geronimiano; si tratta di un martire sicuramente esistito il cui corpo, insieme a quello di altri santi appulo - lucani, venne traslato verso la metà del sec. VIII a Benevento. In questo centro longobardo si venne a formare la leggenda secondo la quale Aronzo e Fortunato - quest'ultimo non compare nel Geronimiano ma risulta da un'altra antica fonte quale la passio di San Felice di Thibiuca - farebbero parte del gruppo dei dodici fratelli africani martirizzati nella persecuzione di Massimiano in varie città del mezzogiorno d'Italia. La leggenda ha scarsissima attendibilità e di certo ha solo il riferimento all'esistenza e al martirio dei santi citati. Da Potenza e Benevento il culto di sant'Aronzo si diffuse in molti centri meridionali come attesta una vasta documentazione ascrivibile ai secoli XI-XIV. A Lecce il culto oronziano non ha riscontri anteriormente al XII secolo e appare localizzato e riferibile a una chiesa fuori le mura sull'attuale sito della cappella detta del martirio di Sant'Oronzo."

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Messaggio  Riccardo Viganò Gio Dic 03, 2009 7:14 pm

vero mann... i santi non sono il mio forte ma la ceramica!però e stato martirizato a leuca nò? perciò ne farebbe un salentino ad honorem!




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Messaggio  Vincenzo D'Aurelio Gio Dic 03, 2009 8:19 pm

VIVA SANT'ORONZO! Very Happy
Certo concordo appieno anche con le questioni di fede. Quanto al culto pagano, in genere, entrato attraverso le agiografie dei Santi nel Culto Cristiano in genere non stupirti (v. Santa Cesarea, S. Antonio Abate, SS. Medici, La benedizione del Cero Pasquale, L'acqua di San Giovanni Battista...), siamo Messapi e poi Greci influenzati dall'ebraismo e dal cattolicesimo, passanti tra eresie e religioni naturali ossia una meeltingpot(?) di culture iscritte nel nostro DNA! Very Happy Very Happy Very Happy ... ma questo non scredita la nostra Fede anzi la rafforza dimostrando come "la sincresia religiosa" sia una strada già percorsa dalla Chiesa da molti secoli e che oggi, ad esempio, il dialogo tra religioni non sia poi tanto nuovo e irrisolvibile. Questo però è un altro discorso.
Un abbraccio

P.S. Riccardo, le ceramiche non sono il mio forte (per cui siamo uno pari Very Happy Very Happy Very Happy )
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Messaggio  Fernando Gio Dic 03, 2009 9:05 pm

Per i copertinesi San Giuseppe Desa, come si dice: basta e avanza! Ma segnalo anche un suo compagno e conterraneo: Fra Silvestro Calia da Copertino detto "Il Beato", oggi ancora Venerabile Servo di Dio, sul quale Padre Bonaventura da Lama così si esprime: "Per cognizione della propria nientezza si rendeva formidabile ai Demonj, non vedendolo persona spiritata, che non restasse libera dall'invasione (...) mosso fra Silvestro a pietà, con una gran fede a Dio ed a Maria sempre Vergine, discacciava i diavoli".
Al nostro, nato il 13 gennaio e battezzato il 18 gennaio 1581 in Copertino, i genitori Francesco Calia e Laura Fortina imposero il nome di Giovanni Paolo. Fu frate minore della Serafica Riforma ed era stato avviato ad essere "Religioso Fratello" all'età di 23 anni nel Convento di Santa Maria di Casole dove morì il 18 luglio 1621. I suoi resti mortali sono nella Basilica di Santa Maria ad Nives di Copertino.

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Messaggio  Vincenzo D'Aurelio Ven Dic 04, 2009 7:35 am

Fernando ha scritto:Per i copertinesi San Giuseppe Desa, come si dice: basta e avanza! Ma segnalo anche un suo compagno e conterraneo: Fra Silvestro Calia da Copertino detto "Il Beato", oggi ancora Venerabile Servo di Dio, sul quale Padre Bonaventura da Lama così si esprime: "Per cognizione della propria nientezza si rendeva formidabile ai Demonj, non vedendolo persona spiritata, che non restasse libera dall'invasione (...) mosso fra Silvestro a pietà, con una gran fede a Dio ed a Maria sempre Vergine, discacciava i diavoli".
Al nostro, nato il 13 gennaio e battezzato il 18 gennaio 1581 in Copertino, i genitori Francesco Calia e Laura Fortina imposero il nome di Giovanni Paolo. Fu frate minore della Serafica Riforma ed era stato avviato ad essere "Religioso Fratello" all'età di 23 anni nel Convento di Santa Maria di Casole dove morì il 18 luglio 1621. I suoi resti mortali sono nella Basilica di Santa Maria ad Nives di Copertino.

E dici poco Fernando?... L'altro ieri leggevo un panegirico sulla vita del santo e a parte il componimento già di per sé "altamente glorioso", mi sono reso conto che fu davvero il Santo che fece della "sopportazione" la strada per incarnare il Cristo. Mi sono ripromesso di scrivere qualcosa e sto attendendo delle copie da Roma. Ma questa è un'altra storia.
Quanto a Fra' Silvestro non lo conoscevo però mi vien da fare un'osservazione. Avete notato che la maggior parte dei Santi salentini che si stanno elencando fanno parte dell'Ordine Francescano a cavallo tra i secoli XVI-XVII? cheers
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Messaggio  Ospite Ven Dic 04, 2009 6:26 pm

San Bernardino Realino, che a Lecce creò un collegio di gesuiti, cui si dedicò fino alla morte. Proclamato santo da Pio XII nel 1947

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Messaggio  Ospite Sab Dic 05, 2009 8:48 am

eracleion ha scritto:ci sono i tre martiri di vaste ,i santi alfio cirino e filadelfio. di ugento e' una santa eulalia.credo che don quintino sicuro di melissano (ex sott'ufficiale della guardia di finanza) sia diventato beato.stefano ci venga in aiuto,lui dovrebbe saperlo.i tre fratelli di vaste ,figli di benedetta vitale,morirono a lentini dopo lunghe sofferenze.ad alfio gli fu' strappata la lingua e poi mori' dissanguato,filadelfio fu' arrostito su una graticola,e cirino si butto da solo nella pece bollente.

Ad Alfio, Cirino e Filadelfo, tutti nati a Vaste di Poggiardo, occorre aggiungere Benedetta e Vitale. Benedetta fu moglie di Vitale, madre dei precedenti e di un'altra, poi madre del martire Erasmo.

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Messaggio  Ospite Sab Dic 05, 2009 9:03 am

Riccardo Viganò ha scritto:Da non dimenticare San Dana!!

originario di Valona, in Albania, approdò nel Capo di Leuca con alcuni suoi connazionali. In occasione di una incursione saracena fuggì da Leuca, ove era diacono, portando via la pisside e ucciso a pochi km di distanza, in località La Mora. Ebbe il tempo di mangiare le particole per non esporle alla profanazione da parte degli infedeli. Si festeggia il 16 gennaio

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Messaggio  Riccardo Viganò Sab Dic 05, 2009 11:10 am

Marcello ha scritto:
Riccardo Viganò ha scritto:Da non dimenticare San Dana!!

originario di Valona, in Albania, approdò nel Capo di Leuca con alcuni suoi connazionali. In occasione di una incursione saracena fuggì da Leuca, ove era diacono, portando via la pisside e ucciso a pochi km di distanza, in località La Mora. Ebbe il tempo di mangiare le particole per non esporle alla profanazione da parte degli infedeli. Si festeggia il 16 gennaio
e tra le tante protegge e guarisce dai morsi delle tarante!!
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Messaggio  Vincenzo D'Aurelio Sab Dic 05, 2009 11:52 am

Marcello ha scritto:San Bernardino Realino, che a Lecce creò un collegio di gesuiti, cui si dedicò fino alla morte. Proclamato santo da Pio XII nel 1947

Inseriamo San Bernardino Realino, San Dana e Sant'Oronzo pur non essendo nati nel Salento perchè il loro operato fu fodamentale in questa nostra terra.
Per tal motivo l'elenco si comporrà con tutti quei Santi e Beati che sono nati nel Salento o che in esso abbiano avuto un particolare e indimenticabile apostolato.
Grazieeeeee! cheers
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