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"Bolla della Crociata"

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Messaggio  Giuseppe Ferraro Sab Gen 24, 2009 9:07 pm

Alcuni anni fa acquistai da un rigattiere un documento redatto dall’Arcivescovo Serafino Filangieri, Commissario Generale della Crociata nel Regno di Napoli, già vicerè in Palermo nel 1773, riguardante appunto la “Bolla della Crociata”. Accurate ricerche sulla storia di questa “Crociata” mi portarono ad un articolo di Raffaele Raimondo da Torre del Greco, “La pesca del corallo” che riporto in stralcio:

“Non si può parlare di pirateria sul mare e di quella barbaresca in particolare senza conoscere almeno per sommi capi il più importante documento storico a riguardo la Bolla della Crociata, pubblicata nel Regno di Napoli nella Domenica di Settuagesima (15 febbraio) del 1778.
Su richiesta di re Ferdinando IV di Borbone, papa Pio IV, con «breve» in data 21 novembre 1777, estese al Regno di Napoli la «Bolla della Crociata» che già esisteva in altri paesi quali Spagna, Portogallo, Sardegna, Genova, Malta, Sicilia e perfino in alcuni paesi dell'America Latina.
La «Bolla» andò in vigore il 4 marzo, primo giorno di Quaresima, del 1778, e il suo scopo principale era quello di procacciare fondi per la costruzione di nuove navi onde potenziare la marina napoletana e meglio combattere contro i corsari barbareschi che infestavano il Mediterraneo; inoltre fu creata per riscattare gli infelici marinai fatti prigionieri e relegati in terra d'Africa tra indicibili sofferenze.
Spesso all'arcivescovo di Napoli, Serafino Filangieri, in qualità di Commissario Generale della Crociata nel Regno di Napoli al di qua dal Faro, diffonderla in tutte le diocesi del Regno.
In sostanza la «Bolla» concedeva ai fedeli la dispensa dal digiuno nel periodo della Quaresima, eccettuata la Settimana Maggiore, cioè la Settimana Santa. mediante un obolo che variava a seconda delle classi sociali. C'era l'obolo per i nobili (grana 50 = mezzo ducato); quello per i mezzani (grana 24) ed infine quello per i meno abbienti (grana 13).
Come si vede si tratta di centesimi di ducato, e benchè fossero dei centesimi, c'erano anche coloro che pagavano a rate, purchè avessero pagato a saldo entro la festività di Pasqua, e questo per motivi di contabilità.
Col passare degli anni, detti oboli subirono dei lievi aumenti e se si pensa che a quei tempi la carne era un lusso che pochi potevano permettersi, e che in fondo si trattava di centesimi, il risultato fu enormemente positivo, anche se Pietro Giannone considerò la «Bolla» un'illecita mescolanza tra sacro e profano e un astuto pretesto per fare quattrini. Ma guardiamo piuttosto il risultato.
Nei primi nove anni, dal 1778 al 1786, si ricavarono 498.953 ducati, che certamente non andarono a finire nelle tasche dei ladri come spesso avviene oggi. Ed ecco il perchè:
Nel 1783 furono fondati i gloriosi Cantieri Navali di Castellammare di Stabia.
I primi vari si ebbero nel 1786, quando scesero in mare ben tre navi:
il 10 gennaio, la corvetta «Stabia» armata con 24 cannoni; il 16 agosto, il vascello «Partenope» armato con 74 cannoni; e, il 15 ottobre, la corvetta «Flora» armata con 24 cannoni.
Nel 1787, il 15 ottobre, fu varata la corvetta «Galatea» (20 cannoni).
Nel 1788, il 31 gennaio, scese in mare la fregata «Sibilla» (40 cannoni); il vascello «Ruggiero» con 74 cannoni (manca la data del giorno); il 15 aprile la corvetta «Aurora» (24 cannoni); e il 15 ottobre, la corvetta «Fortuna» (24 cannoni).
Nel 1789, il 3 luglio, la fregata ,«Sirena» (40 cannoni); il 10 agosto , la fregata «Aretusa» (40 cannoni); il 3 settembre, il vascello «Tancredi» (74 cannoni); e il 15 settembre , la corvetta «Fama» (24 cannoni).
Nel 1791, il 13 maggio, il vascello «Guiscardo» (74 cannoni).
Nel 1792, il 12 settembre, il vascello «Sannita» (74 cannoni).
Nel 1795, l'11 settembre, il vascello «Archimede» con 74 cannoni.
Nello stesso arco di tempo, a Napoli, a Palermo, a Messinae a Trapani, vennero costruite numerose navi di stazza minore quali: sciabecchi, gabarre, pacchetti (usati per trasporto passeggeri e posta), brigantini, polacche, scuner, galeotte, paranzelli, lance-bombardiere e leuti.Questi ultimi erano dei natanti da pesca, armati di un cannoncino.
Prima della «Bolla», qualche nave già costruita veniva acquistata all'estero, come la fregata «S.Dorotea» comprata nel 1774 a Cartagena in Ispagna, e sulla quale imbarcò a diverse riprese...il tenente di vascello Francesco Caracciolo.
Altre navi acquistate all'estero furono: la fregata «Pantera» (Marsiglia 1787), e i vascelli «S.Giovanni» e «S.Gioacchino» (Malta 1780).
Le navi della flotta napoletana non avevano nulla da invidiare a quelle delle altre nazioni, compresa l'Inghilterra, specialmente le navi costruite nei cantieri di Castellammare. L'episodio che segue è noto a tutti, ma è bene ricordarlo.
Ferdinando IV, il 21 dicembre 1798, all'avvicinarsi dei francesi, scappò da Napoli e il 22 veleggiò alla volta di Palermo, non prima di aver assistito all'incendio nel quale furono distrutte quasi tutte le navi della flotta napoletana, tra cui tre dei superbi vascelli costruiti a Castellammare, e cioè, il «Partenope», il «Tancredi»e il «Guiscardo».
E' noto altresì che la famiglia reale al completo preferì imbarcarsi sulla nave inglese «Vangaurd» comandata da Nelson, anzichè sul vascello napoletano «Sannita» del quale era comandante Francesco Caracciolo.
Navigarono in un mare oltremodo burrascoso e quando, il 25 dicembre, arrivarono a Palermo il «Vanguard» era pressoché un relitto che, perdurando la tempesta, l'ammiraglio Nelson non riusciva a condurre in porto. Dovette salire a bordo il comandante napoletano Giovanni Bausan che si trovava a Palermo con la corvetta «Aurora», per guidare la nave nel porto. Nello stesso tempo il «Sannita», al comando dell'ammiraglio Francesco Caracciolo, entrava nel porto a vele spiegate e con una splendida manovra andò ad attraccare dolcemente alla banchina. Nelson non dimenticò questa doppia umiliazione. Se ne ricordò il 29 giugno del 1799 quando permise l'impiccagione del Caracciolo all'albero maestro della fregata napoletana «Minerva». Questo marchio d'infamia offusca la grandezza del più eroico ammiraglio inglese.
La digressione, se non altro, è servita a dimostrare che una volta, sia pure coi centesimi, si realizzava bene ciò che oggi non si fa con i miliardi, e quando lo si fa, si opera male.
La Bolla della Crociata, dicevamo, serviva anche a procacciare fondi per la liberazione dei marinai catturati dai corsari barbareschi.
Scrive Aldo Caserta (La Bolla della Crociata nel Regno di Napoli, Athena, Napoli, 1971, pag. 25):
Nel 1787, ad esempio, furono riscattati 206 cristiani schiavi, col pagamento di 351.000 ducati. Il danaro fu anticipato dal Re, per poi averne rimborso dai Monti della Redenzione: Per questo affare partì il brigadiere (Giovanni) Tomas, con le fregate S.Dorotea e S.Gioacchino, portando il danaro in contanti.
Il compito di divulgare la Bolla della Crociata venne affidata dal re proprio ad Alfonso de'Liguori e ai suoi Missionari Redentoristi, e il successo fu enorme, tanto che il sovrano, per riconoscenza, concesse alla congregazione parecchi privilegi.”

Qualcuno di voi potrebbe integrare quanto da me trovato con altra documentazione riguardante altre "Crociate" antecedenti e successive a questa ed intavolare un dibattito sul tema.
Cordialità

Giuseppe Ferraro
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Messaggio  Gianfranco Dom Gen 25, 2009 9:03 am

Leggere frammenti della nostra storia è una cosa che emoziona; dobbiamo avere pazienza però, ancora poco tempo è passato da quando questo forum è partito, circa dieci giorni, e già ce ne dimentichiamo Smile .
Pazienza dicevo prima di aggregare altri appassionati che magari condividano i nostri stessi interessi o che, se non altro, ci aiutino veicolando le informazioni cui ognuno di noi è interessato.

Speriamo che questo processo di crescita avvenga con la stessa velocità con cui è iniziato, nel frattempo occorre continuare a condividere queste splendide "microstorie".
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Messaggio  Vincenzo D'Aurelio Dom Gen 25, 2009 2:00 pm

Il caro Giuseppe mi aveva prodotto una copia di quella bolla. La posto a voi insieme a parte del contenuto che sono riuscito a leggere.
[Devi essere iscritto e connesso per vedere questa immagine]

SERAFINO FILANGERI
PER MISERICORDIA DI DIO, E GRAZIA DELLA SEDE APOSTOLICA
ARCIVESCOCO NAPOLETANO
CAVALIERE, E GRAN CANCELLIERE DELL’ORDINE INSIGNE DI
SAN GENNARO, GRAN CROCE , E GRAN PRIORE DELL’ORDINE
COSTANTINIANO, COMMESSARIO GENERALE DELLA
CROCIATA DEL REGNO DI NAPOLI

ISTRUZIONE
PE’ PARROCHI, E PER TUTTI GLI ALTRI, CHE SARANNO
DESTINATI A PREDICAR LA BOLLA DELLA CROCIATA
NELLA CITTA’ E NEL REGNO DI NAPOLI

Se Noi ordiniamo un Istruzione per governo de’ Parochi, e degli altri, che saranno in tutte le Diocesi di questo Regno destinati a predicar la Bolla della Crociata, non intendiamo di somministrar loro materia o lumi per l’esercizio di questo ministero. Noi rispettiamo assai il discernimento de’ Prelati, che dovranno eleggerli, siam sicuri che la scelta calerà sopra persone idonee, ... di tutti i capituli di abilità, di pietà, di zelo, di prudenza, il nostro intendimento è di siffare alcune Regole che sono, per così dire, i caratteri della Disposizione Pontificia, domandata dal RE, per lo bisogno che ha lo Stato, di una guardia marittima, capace di proteggere una riviera immensa, esposta alle dannosissime incursione de’ Barbari dell’Africa.
I Parrochi dunque e tutti gli altri da’ Prelati del Regno eletti a predicar la Crociata, dovendo colle maniere, che stimeranno più proprie o più efficaci, determinare il Popolo ad un’Opera, che tanto interessa la Religione e lo Stato, faranno a tutti sentire:
I. Che la Crociata non è una legge, ma una concessione; e perciò non porta obbligo veruno, ne sottomette a veruna pena coloro, che non vorranno concorrervi.
II. Che la Crociata è un’opera di Pietà; e perciò l’uomo religioso non dee trascurarla; il soccorso del Prossimo è un grande oggetto della virtù Cristiana.
III. Che la Crociata è un’opera pubblica; e perciò l’onesto Cittadino vi dee contribuire; l’interesse dello Stato è l’oggetto principale della Virtù Civile.
IV. Che la Crociata è un’opera vantaggiosa per lo Tutto, e per le Parti, che vi concorrono; per lo Tutto, perché istruisce nella sicurezza dello Stato, e ne’ progressi del commercio; per le Parti, che ... [non si legge]
V. ...
VI. Che il sommario della Bolla, se non si riceve dalle mani de’ legittimi Distributori, o di coloro, che saranno da questi sostituiti, sarà una carta inutile, vuota di qualunque effetto, ancorchè si contribuisca la rata del sussidio suddetto.
VII. Che i distributori, i quali dispenseranno Sommari della Bolla non ricevuti dal proprio Prelato immediatamente, o per mezzo di persone da lu destinate, commetterano un delitto, che merita di esser punito con tutta la severità.
I Parrochi poi, e gli altri Predicatori dovranno nel giorno della Pubblicazione della Bolla, che si farù in una maniera sollenne, disata nelle Istruzion de’ Distributori, fare al Popolo un sermone per imprimere nello spirito loro una giusta idea della Crociata, e per determinarli a concorrervi; il che dovranno anche fare nel corso dell’anno in tutte le occasioni, che stimeranno più opportune, specialmente nel tempo della Quaresima, destinando o una o più Prediche a questo effetto, secondo il bisogno del Popolo; desideriamo, che in questa opportunità si spieghi accuratamente la materia dell’Indulgenze tanto poco capita dalla moltitudine, e si faccia pincipialmente intendere, che queste si concedono o per compensare un gran fervore di carità nel Peccatore convertito e penitente, o per supplire il difetto della soddisfazione, che un tal Peccatore non può secondo le regole della Chiesa per mancanza di forze, o di tempo eseguire.
SERAFINO ARCIVESCOVO DI NAPOLI C.G.

Saluti Vincenzo
Vincenzo D'Aurelio
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