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Giorgio Castriota Scanderbeg

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Messaggio  Ospite Dom Mag 24, 2009 4:28 pm

Scanderbeg, nostro contemporaneo
Il nazionalismo mediterraneo di Scanderbeg tra Cristianesimo e Occidentalizzazione



di Micol Bruni

Va naturalmente riconsiderata la figura e l’impegno di Giorgio Castriota Scanderbeg soprattutto nel suo rapporto tra cultura occidentale ed orientale che significa visioni della vita e della storia tra cristianesimo e mondo ottomano. Si ritorna a parlare di questa questione e proprio alla luce di questa nuova discussione è necessario approfondire alcuni particolari aspetti.

La figura di Scanderbeg vive all’interno di un processo storico che ha visto al centro la trasformazione di un’area geografica qual è quella del Mediterraneo.

Non può essere spiegata l’opera di difesa dei valori compiuta dal condottiero albanese senza pensare al ruolo che ha avuto la geografia mediterranea in una visione in cui l’Occidente e l’Oriente stabilivano un rapporto sia sulla base di scontri e conflitti ma anche sulla base di una progettazione che doveva portare alla comprensione e alla consapevolezza delle identità cristiana e antiislamica.

Scanderbeg è stato certamente un “nazionalista” ed ha puntato le sue battaglie nella difesa sì di un territorio e di un popolo ma soprattutto pensando a quei valori che sono stati punto di riferimento per una occidentalizzazione cristiana. Ciò è leggibile non soltanto da un versante storico ma anche sul piano di una interpretazione letteraria.
La letteratura su Scanderbeg presenta delle chiavi di interpretazioni che restano fondamentali proprio per capire la funzione di quell’idea nazionale che ha accompagnato molta letteratura e molti scrittori italiani ma per molti aspetti rimane molto lacunosa.

Il popolo albanese ha una grande memoria da difendere. Attraverso la memoria si recuperano le tradizioni di un popolo e di un destino. Il destino di un Paese è il destino di una civiltà che non può essere quella già comunista o islamica. Il nazionalismo e il cristianesimo di Scanderber sono profondamente legati all’Occidente.
Storia e leggenda sono, appunto, un intreccio esistenziale che pone al centro la consapevolezza di una eredità ma anche il coraggio di un popolo. Si era nel XV secolo. Diaspora e fuga per il popolo albanese era un miscuglio fatto di sentimenti ma soprattutto di rabbia, di accettazione e di sconfitta.

Scanderbeg oggi rappresenta l’eroe - metafora. Un personaggio che è dentro la storia e si riappropria della storia riappropriandosi dell’identità di una terra e della singolarità di una appartenenza che ha radici antiche. Ritornare al XV secolo grazie alla rilettura di alcuni eventi è riproporre un problema che ha motivazioni etiche, politiche e culturali, ideologiche. Fu il precursore dell’anticomunismo e dell’antirelativismo e portò il cristianesimo in quelle terre come se fosse un cavaliere templare. Scanderbeg oggi è un personaggio che si pone all’attenzione sul piano storico ma in modo particolare la sua rilevanza ha caratteristiche politiche.

Se Scanderbeg è l’eroe che si propone come eroe - mito è certamente un personaggio che offre una risposta si di natura culturale ma anche profondamente politica nel senso che si contrappone a ciò che è stata l’Albania nello scorcio degli ultimi decenni. Un Paese dilaniato e occupato, invaso e vilipeso. Un Paese che attende ma conosce molto bene il sentiero della fuga. La fuga è il dolore ma è soprattutto la consapevolezza di una barriera non solo ideologica e storica quanto esistenziale.

Scanderbeg. L’eroe albanese che lottò per l’indipendenza e costrinse i Turchi alla difensiva. Sconfisse gli imperi e strinse forti amicizie con Roma e Napoli. L’antico valore dell’eroe trova nel senso dell’appartenenza il sentimento della patria. Appartenenza e patria: un unico riferimento per il quale il popolo albanese ha lottato per secoli.

Scanderbeg fu un assiduo protettore delle tradizioni. Fu un conservatore. Certo un conservatore all’insegna dell’Occidente. E da questo punto di vista fu un rivoluzionario come lo può essere un valoroso strenuo difensore della patria, dell’appartenenza e dell’identità. Era nato a Mati il 1405. Suo padre Giovanni Castriota fu un protagonista di sanguinosi combattimenti contro i Turchi. Scanderbeg si chiamava Giorgio Castriota.

Scanderbeg morì il 17 gennaio del 1468. A suo figlio Giovanni gli raccomandò di lasciare l’Albania e di recarsi in Puglia. In Puglia possedevano, i Castriota, dei castelli nei quali si poteva trovare un sereno rifugio. Un eroe – simbolo. Maometto lo definì un leone e disse che sulla terra non sarebbe nato mai più un simile leone.

Un fatto che rivoluzionò la sua vita fu la conversione al cristianesimo. In una lettera a Murad, Principe dei turchi, annotava: “…se io ho lasciata la falsa fede di Maometto e sono ritornato alla vera fede di Gesù Cristo, io sono certo di aver scelto la miglior parte. Perché osservando i suoi santi comandamenti sono certo che l’anima mia sarà salva e non (come tu dici) perduta. Ti prego, per la salute dell’anima tua, di ascoltare da me ancora un ottimo consiglio. Degnati di leggere il Corano: cioè la raccolta dei precetti divini dove potrai facilmente vedere chi di noi sia in errore. E così ho speranza, se tu vorrai equamente considerare, che, vinto dalla ragione, ti sottometterai alla sacrosanta fede cristiana, soltanto nella quale tutti gli uomini che cercano di salvarsi si salvano e fuori della quale ogni altra si rovina”.

Scanderbeg fu uno di questi crociati che lottò per salvaguardare un modello di civiltà che si inserisce in un quadro in cui l’eticità e la tradizione sono un baluardo, una roccaforte, un principio profondamente religioso.

Se Scanderbeg è il simbolo di questo processo culturale non può che essere tuttora un riferimento, un riferimento con il quale la civiltà moderna dovrà ancora fare i conti. Ma se tale è non può che essere inserito in quella cultura che vede nel nazionalismo, nell’unità, nella tradizione, nel valore di patria, nella conservazione dell’eroe l’asse portante per un progetto che pone al centro l’uomo con il suo bisogno di nostalgia e con il suo bisogno di mito.

Il mito da conservare non basta. Le civiltà difendono le loro tradizioni facendo conoscere la storia e trasmettendola. E' questioni di radici e di senso dell'appartenenza. I simboli parlano. Ma con i simboli che rappresentano queste comunità bisogna anche parlare. La parola è linguaggio e il linguaggio si porta dentro storia e tradizione. Un mito che ha attraversato secoli e culture.

Oltre il mito resta un personaggio storico che è diventato punto di riferimento sia contro la realtà mussulmana sia contro quell’islamismo estremo che ha permesso i conflitti che si sono susseguiti nel corso delle epoche sino ai recenti fatti. La rilettura di Scanderbeg significa tra l’altro capire, anche, l’attuale momento storico tra Occidente e Oriente.

MICOL BRUNI

Ospite
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